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Black Panther: Wakanda Forever

I nuovo film Marvel che porta avanti l'eredità di Chadwick Boseman e prova a ricucire il Marvel Cinematic Universe, da questo punto di vista Disney sia riuscita nell'intento, nonostante la pellicola confermi come la fase 4 del Marvel Cinematic Universe fatichi ad ingranare

Non solo si tratta del seguito di uno dei film della Marvel più apprezzati e di successo, ma deve ripetere l'impresa dovendo sostituire il suo protagonista.

Lo sfortunato Chadwick Boseman, il Black Panther del film del 2018 e di tutti i cammei successivi, è morto nel 2020 a seguito di un cancro al colon, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di tutti i fan.

"Business is business", recita uno dei più celebri proverbi anglofoni, e in questo modo l'epopea del Wakanda non poteva interrompersi con la scomparsa del suo protagonista.

Con Black Panther: Wakanda Forever Ryan Coogler, in questo caso nella duplice veste di regista e sceneggiatore, ha voluto da una parte rendere omaggio a Boseman e dall'altra trovare un modo per riportare il Wakanda al centro dell'universo Marvel e fare in modo che ci fosse un passaggio di consegne il meno traumatico possibile.

Un passaggio di consegne, non una sostituzione.

La pellicola non fa a tempo a partire che si è subito gettati all'interno del dramma. T'Challa si è improvvisamente ammalato e, nonostante la tecnologia del Wakanda e gli sforzi di Shuri, non c'è nulla che si possa fare. Senza l'Erba a Forma di Cuore non è possibile arrestare la malattia che ha colto all'improvviso il supereroe. La Pantera Nera muore, lasciando la superpotenza africana senza il suo re e il suo protettore.

Le altre nazioni della terra (stranamente Francia e USA e non le solite Russia, Cina o Iran) vorrebbero approfittare di questa debolezza per mettere le mani sul preziosissimo vibranio, ma la regina madre Ramonda dimostra come, anche senza il suo supereroe, grazie alla sua popolazione e alla sua tecnologia il Wakanda sia più che in grado di continuare a proteggere i suoi segreti e le sue genti.

Se Black Panther toccava le corde giuste per risvegliare il senso di appartenenza delle popolazioni afro-americane, questo seguito aggiunge alla formula anche un po' di orgoglio femminile. Tutte le protagoniste della pellicola, infatti, sono donne forti e indipendenti, in grado di rivestire posizioni di potere in maniera efficiente e decisa. Come è giusto che sia, aggiungeremmo noi. Non mancano figure maschili positive, come quella di Everett K. Ross (Martin Freeman) e M'Baku (Wiston Duke), ma è chiaro che in Black Panther: Wakanda Forever siano le donne le eroine della pellicola e la spina dorsale di quella che è la nazione più potente del pianeta.

Nelle 2 ore e 41 minuti di film assisteremo all'ascesa, al declino e alla redenzione di Shuri, in grado di trovare sé stessa nonostante la sua nazione sia in pericolo e il suo cuore chieda vendetta. Ma vedremo anche come Ryan Coogler sia riuscito a ricucire il mondo reale con quello cinematografico, omaggiando Boseman, trovando una spiegazione per la morte di Black Panther, ma soprattutto cercando di rendere agrodolce il suo addio, attraverso la sua eredità e piantando i semi per il futuro della Pantera Nera.

Se dal punto di vista della ricostruzione Black Panther: Wakanda Forever non ci è dispiaciuto, siamo rimasti meno colpiti da come il film è stato confezionato.

Dal punto di vista del design e degli effetti speciali, infatti, l'opera di Coogler non riesce a stupire.

Tra qualche dialogo un po' stucchevole e scene d'azione non particolarmente trascinanti, forse anche per via di un (non)nemico poco carismatico, questa quarta fase del Marvel Cinematic Universe non si conclude con il botto, e anzi conferma la difficoltà nel riprendersi dopo la sbornia di Endgame.

Nonostante la lunghezza del film non si percepiscono grandi momenti di epicità, le motivazioni che spingono le persone ad agire sono sempre piuttosto flebili e le scene di combattimento di massa sono abbastanza povere.

La sfida tra due superpotenze si risolve con un combattimento su di una barca con due aerei e 4 balene. Letteralmente. Un po' pochino, a nostro avviso, per film che possono contare su budget stellari.



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