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Deserto e stadi


deserto negli Emirati Arabi
Immagini tratte dal web per rappresentare le strade inghiottite dal deserto

I recenti mondiali di calcio ci hanno fatto conoscere una realtà molte volte sconosciuta, il deserto e le zone limitrofe.

Ci troviamo davanti a grattacieli avveniristici, a strade dello shopping come nelle metropoli dell’Europa o America Settentrionale ma Dubai o Doha sono grandi città nate dopo l’esplosione economica della ricerca petrolifera, nella Penisola Arabica e nelle zone vicine. Da un angolo all’altro delle città spuntano costumi e colori tipici del Medio Oriente, tavolini con profumo di spezie, personaggi con abiti locali, bianchi, ampli, per far fronte alle alte temperature del deserto e avere una protezione dalla sabbia che vola dappertutto.

Come in Occidente siamo costretti a lottare contro le inondazioni improvvise dopo aridità eccessive, li, nella Penisola del Qatar o negli Emirati, lo scontro con il pulviscolo del deserto si fa sempre più forte e condizionante.

Lo splendore dei grandi stadi ovali luccicanti con lo sfondo delle dune crea veramente uno stupore ineguagliabile, come la nascita di un miraggio sconosciuto.

Questo contrasto è diventato ormai la Nuova Frontiera del Turismo, siamo pronti ad accettarlo?

Cosa preferiamo? Le stradine chiassose dei Suk? Oppure i grandi centri commerciali e i grandi quartieri supertecnologici, come Dubai Marina, che ci riportano all’Occidente?

Stadio Lusail in Qatar ( uno degli otto stadi che hanno ospitato i Mondiali di calcio ) Ha emissioni zero di carbonio e utilizza energia solare per il raffreddamento) Qui si è svolta la Finale.

Le sensazioni dei turisti, peraltro calati nel tifo per la squadra, sono state molto intense, come in nessuna parte del mondo, perché qui la vacanza turistico-sportiva si è trasformata in un’avventura nuova con una simbiosi tra manifestazioni sportive e conoscenza di nuove abitudini, di cibi molto diversi soprattutto per noi europei.

La strada non riesce a sconfiggere il deserto.

Gabriella Capone

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