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- Michael Schumacher e la Ferrari: Un'Epoca d'Oro che ha Riscritto la Storia della Formula 1
La storia della Formula 1 è costellata di leggende, ma poche collaborazioni hanno inciso così profondamente sul tessuto di questo sport come quella tra Michael Schumacher e la Scuderia Ferrari. Un sodalizio durato undici anni (dal 1996 al 2006) che ha trasformato un team in difficoltà in una macchina da guerra inarrestabile, regalando ai tifosi di tutto il mondo un'era di dominio senza precedenti. L'Arrivo del "Kaiser" a Maranello Quando Michael Schumacher approdò a Maranello nel 1996, reduce da due titoli mondiali con la Benetton, la Ferrari si trovava in un periodo di digiuno che durava da anni. L'ultimo titolo piloti risaliva al 1979 con Jody Scheckter. C'era un'attesa spasmodica, quasi un peso sulle spalle della squadra, per tornare ai vertici. Schumacher non cercava un lavoro facile, ma una sfida, e la Ferrari gliela offrì in pieno. Il suo primo anno fu un banco di prova. Nonostante la monoposto non fosse ancora al top, Schumacher riuscì a conquistare tre vittorie, dimostrando subito il suo straordinario talento e la sua capacità di spingere la vettura oltre i limiti. Fu solo l'inizio di un processo di ricostruzione meticoloso, guidato da figure chiave come Jean Todt (Team Principal), Ross Brawn (Direttore Tecnico) e Rory Byrne (Capo Progettista), che insieme a Schumacher formarono un "dream team" senza eguali. Il Quinquennio d'Oro (2000-2004): Un Dominio Ineguagliabile. Il vero culmine di questa partnership arrivò con l'inizio del nuovo millennio. Dopo anni di duro lavoro, sacrifici e delusioni sfiorate (ricordiamo le intense battaglie con McLaren e Williams), il 2000 segnò la svolta epocale. A Suzuka, Michael Schumacher conquistò il tanto agognato titolo mondiale piloti, riportando il Cavallino Rampante sul tetto del mondo dopo 21 anni. L'esplosione di gioia dei tifosi e del team fu indescrivibile, un momento catartico che liberò un'energia repressa per decenni. Questo successo non fu un caso isolato, ma l'inizio di un'era. Dal 2000 al 2004, Schumacher e la Ferrari realizzarono un'impresa storica: cinque titoli mondiali piloti consecutivi e altrettanti titoli costruttori. Il binomio era imbattibile, con la F2002 e la F2004 che si distinsero come vetture tecnicamente superiori e dominate da un pilota in stato di grazia. Le sue prestazioni, spesso in condizioni difficili o con strategie audaci (come la celebre strategia a quattro soste al GP di Francia 2004), erano la dimostrazione di un talento puro e di una dedizione assoluta. Durante questi anni, Schumacher ha riscritto il libro dei record della Formula 1: * 72 vittorie con la Ferrari (su un totale di 91 in carriera). * 58 pole position con la Ferrari (su un totale di 68 in carriera). * 5 titoli mondiali piloti consecutivi (un record assoluto). * 155 podi totali in carriera, di cui gran parte con la Rossa. L'Eredità Indelebile L'impatto di Michael Schumacher sulla Ferrari va ben oltre i numeri e i trofei. Ha infuso nella squadra una mentalità vincente, una professionalità e una determinazione che hanno elevato l'intero ambiente di Maranello. La sua meticolosità nel lavoro di sviluppo, la sua incredibile forma fisica e la sua capacità di motivare ogni singolo membro del team lo hanno reso un vero leader, dentro e fuori la pista. Nel 2006, Schumacher annunciò il suo primo ritiro dalla Formula 1, lasciando la Ferrari come il pilota più vincente della sua storia. Sebbene il suo percorso in Formula 1 sia continuato con un ritorno in Mercedes, il suo nome rimarrà per sempre indissolubilmente legato all'epopea della Ferrari, un'epoca d'oro che ha segnato un'intera generazione di appassionati e che ancora oggi rappresenta il culmine della gloria per il Cavallino Rampante. La sua storia con la Ferrari non è solo una cronaca di vittorie, ma il racconto di come un uomo e una squadra, spinti da una visione comune, abbiano raggiunto l'eccellenza, lasciando un'eredità che continua a ispirare il mondo del motorsport. Per la realizzazione di questo articolo, abbiamo utilizzato l'IA di Gemini come supporto per la ricerca e il montaggio.
- Ogni estate ha i suoi profumi by Rocco D’Orazio
I miei compagni di viaggio per la stagione del sole di Rocco D’Orazio (fragrance expert) . L’estate non è solo una stagione: è un’emozione sulla pelle. Quando il sole scalda l’anima e le giornate sembrano infinite, i profumi diventano parte di noi, amplificando i ricordi, accendendo desideri, raccontando chi siamo. Freschi, gourmand, intensi… i profumi estivi sono viaggi invisibili, cartoline olfattive da portare ovunque. Ecco quelli che ho scelto per accompagnarmi quest’anno: dieci fragranze diverse, ma tutte capaci di raccontare la magia dell’estate. ⸻ Oltremare di Bois 1920 apre la stagione come una brezza agrumata che sa di libertà. Le note di tè, rabarbaro e spezie leggere trasportano in un viaggio elegante, tra onde, luce e sensazioni pulite. Con Sunset Caramel di Cave, l’estate si fa dolce e sensuale. Cocco, latte e caramello si fondono in una scia golosa, avvolgente come un tramonto tropicale sulla pelle ancora salata. Maraviglia di Profumo di Firenze è un gelato agli agrumi in riva al mare. La zagara incontra il miele, in un equilibrio perfetto tra solarità e delicatezza, con un tocco tutto italiano che sa di classe e spontaneità. Silver Breath di Karakash è minimalismo olfattivo allo stato puro. Limpido e speziato, regala una freschezza sofisticata che resta impressa con eleganza, come una camicia bianca di lino sulla pelle abbronzata. Con Yuzuyakuza di Spiritica, arriva un’esplosione di energia. Il yuzu domina con il suo slancio agrumato e vibrante, affiancato da sfumature umide e quasi urbane. Un profumo zen e metropolitano, sorprendente come l’estate stessa. White Casati è un omaggio all’eleganza eterea. Talcato, floreale, luminoso… è come indossare un abito bianco di seta sotto il sole, con una scia che incanta e non si dimentica. Juanilo di Adamo è spensieratezza pura. Mandarino, cocco e pistacchio evocano la libertà delle vacanze, i pomeriggi senza orari, il sapore leggero della gioia estiva. In Oceania di Roja, il mare prende forma in un profumo. Agrumi brillanti, lavanda elegante e un fondo di muschio lo rendono profondo e sofisticato, come un tuffo nell’oceano più limpido che si possa immaginare. 2 Minutes to Midnight di Zhor | The Fragrance è pensato per la sera. Magnetico, agrumato-floreale e avvolto da un’ambra sensuale, racconta quei momenti carichi di attesa, dove tutto può ancora accadere. Il profumo dei finali intensi, quelli che restano impressi nella memoria. Infine, My Clementine di Aphorismes è pura felicità in flacone. Solare, allegro, con un’anima retrò che profuma di agrumi maturi, risate leggere e colazioni all’aperto. È il buonumore da indossare. ⸻ E voi… avete già scelto il vostro profumo dell’estate? Ogni fragranza può diventare un ricordo da portare con sé, anche quando il sole sarà ormai un’eco lontana. Io sono Rocco D’Orazio e vi auguro buon viaggio olfattivo!
- Tessabit per Como Cup 2025
Tessabit annuncia con orgoglio la nuova partnership con Como Dal campo in piazza. Como 1907 presenta tre nuove collezioni estive che uniscono sport, stile e tradizione, che catturano lo spirito del Lago di Como durante la Como Cup. La Classic Collection Essenziale, versatile, composta da felpe, polo e t-shirt in cotone. Pensata per le giornate allo stadio, le passeggiate sul lago e ogni momento tra le due. Football on the Lake T-shirt, cappellini e un poster in edizione limitata. Un omaggio al calcio con energia ed emozione. Luxe Collection Camicie in seta, costumi sartoriali, hoodie morbidi. Capi raffinati per le serate sul lago e l’eleganza fuori dal campo. Ogni linea riflette un volto diverso dell’estate comasca, dalle terrazze, al tavolo dell’aperitivo. Insieme, raccontano un calcio che vive oltre i novanta minuti. Per celebrare il torneo, Como 1907 ha inaugurato uno speciale pop-up all’interno del nuovo flagship Tessabit in Piazza Duomo 1, con l’intera collezione e le maglie esclusive delle quattro squadre protagoniste della Como Cup. una collaborazione che nasce da radici comuni e da una visione condivisa, per raccontare insieme l’anima autentica del Lago di Como, tra stile e passione. Per celebrare la prima edizione della Como Cup, Como 1907 inaugura un pop-up esclusivo all’interno del nuovo spazio Tessabit, nel cuore di Como. Il pop-up si inserisce nel programma di Football On The Lake, il festival che dal 23 al 27 luglio porterà sul Lago di Como cinque giorni di sport, musica, cultura ed emozioni.
- Duality Weekender di Rolls-Royce
La collezione di valigie Duality fonde perfettamente un design senza tempo con un'eccezionale artigianalità, grazie all'innovativo tessuto Duality Twill. Ispirato ai boschetti di bambù di Le Jardin des Méditerranées, vicino all'ex residenza di Sir Henry Royce, il motivo del tessuto intreccia le iconiche iniziali "R" dei co-fondatori con sottili influenze nautiche, catturando la raffinata eleganza della Costa Azzurra. Con stili che spaziano dalla sobria raffinatezza ai più audaci, questa collezione è perfetta per il viaggiatore esigente. La valigia Duality Twill è disponibile in tre accattivanti tonalità: Lilla, Grigio Nero e Cioccolato. Il suo intricato ricamo Duality, disponibile in 45 colori di tessuto, offre infinite possibilità di personalizzazione. L'intreccio dei dettagli Line and Loop , splendidamente integrati nel lussuoso Duality Twill, eleva il design a un nuovo livello di maestria. Con così tante opzioni di personalizzazione, ogni viaggiatore può creare un pezzo che si senta unico. La collezione di valigie Duality coniuga un design senza tempo a un'artigianalità eccezionale, grazie all'innovativo tessuto Duality Twill. Ispirato al boschetto di bambù di Le Jardin des Méditerranées, vicino all'ex dimora di Sir Henry Royce, il motivo del tessuto fonde le iniziali "R" dei co-fondatori con delicate influenze nautiche, incarnando la raffinata essenza della Costa Azzurra. Con design che spaziano dal sobrio all'audace, la collezione è ideale per il viaggiatore esigente. Disponibile nei formati Weekender da 48 ore, Weekender da 24 ore e Borsone, pensati per adattarsi perfettamente a qualsiasi durata di viaggio.
- Backstreet Boys e la sfera di Las Vegas "superato i limiti"
Non sorprende che le emozioni fossero fortissime. Per Carter, Richardson, McLean, Littrell e Howie Dorough, il disco Millennium del 1999 li ha catapultati verso una fama sorprendente e ha cementato le basi di una carriera lunga 32 anni che li ha visti girare il mondo, pubblicare 10 album, ottenere nomination ai Grammy, pubblicare un documentario e costruire carriere da solisti. Entrando al Venetian Resort Las Vegas, le magliette del Millennium punteggiavano il pavimento del casinò, mentre il Liam's Den & Bubble Bar offriva un "Millennium Cocktail". Una sfera luminosa di cioccolato commestibile e sbalorditiva mi ha accolto in camera, prima di dirigermi al "Backstreet Boys Terminal" per salire a bordo di "Air BSB". L'esperienza immersiva e gratuita su due piani per i fan è stata co-curata da BSB e Vibee , un'azienda fondata da Live Nation che offre esperienze in destinazioni globali. I possessori di pacchetti Vibee entrano attraverso un'area check-in Air BSB appositamente progettata, mentre i "passeggeri" abituali vengono accolti da un tabellone delle partenze che elenca le fermate del tour originale. In omaggio all'iconico video "I Want It That Way" del gruppo (girato a LAX), il tema dell'aeroporto è intriso di nostalgia anni '90, come una replica del set di Total Request Live di MTV con sagome di cartone dei BSB e del conduttore Carson Daly. I fan possono anche fare un salto al BSB Mail Centre per spedire la posta o ammirare cimeli come i premi degli MTV Video Music Awards, le scalette scritte a mano e i costumi. Oltre a questi successi, la band ha proposto pezzi classici come "Don't Want You Back" e "Get Another Boyfriend", accompagnati da abili passi di danza curati dai coreografi di lunga data Rich e Tone Talauega. La straziante "Show Me the Meaning of Being Lonely", invece, era accompagnata da danze interpretative eseguite da spiriti fumosi. La scaletta è stata il primo e più "critico" passo, secondo Halpin, originario di Dublino, che si è costruito una carriera lavorando con boy band come Westlife, Boyzone e Blue. Da allora ha lavorato alla residency Sphere degli Eagles, alla UFC Noche e all'Eras Tour di Taylor Swift . Halpin ricorda di aver sentito parlare dell'"iconico" tour " Into the Millennium" , ma non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe ricevuto una chiamata dal manager dei BSB, Ron Laffitte, per creare una versione per Sphere. È grato che il gruppo abbia rapidamente compreso la "gravitas" di ogni decisione creativa. "Non puoi tornare indietro quando crei in Sphere perché è tecnologicamente molto complicato", ha detto Halpin. "Con ogni strato, stai costruendo sulle fondamenta e deve essere assolutamente perfetto, quindi lo strato successivo è solido. Se tiri uno stuzzicadenti dal fondo, crolla tutto." La band ha capito che dovevamo definire le canzoni e non discostarci con sei mesi di anticipo, altrimenti tutto il lavoro sarebbe andato a rotoli. Non c'è tempo per rifare le cose come in un tour normale. Non puoi creare un altro contenuto in tre giorni: ci vogliono tre mesi. Sebbene i successi fossero immancabili, il medley di ballate meno eseguite ha ipnotizzato i fan, come "Back to Your Heart", "No One Else Comes Close to You" e "Spanish Eyes". "Questa è la canzone preferita di mia madre", ha detto Dorough. "È qui e ha 91 anni!" Le mamme erano anche il tema di "The Perfect Fan", con foto delle mogli, dei figli e delle mamme della band che apparivano sugli schermi. "Questa canzone è super speciale per me", ha spiegato Littrell. "L'ho scritta molte lune fa e la dedico a mia madre". Hanno anche eseguito il singolo del 2025, "Hey", presente nell'album appena uscito Millennium 2.0 , insieme alle versioni rimasterizzate delle tracce originali, registrazioni dal vivo e lati B come "If You Knew What I Knew". Naturalmente, era l'atto finale che tutti aspettavano: il BSB in volo. L'"esercito BSB" si chiedeva da tempo se gli hoverboard del tour originale sarebbero comparsi, con Dorough che aveva anticipato un "adattamento" di tali mosse al THR a maggio. I cantanti si sono invece alzati su una piattaforma in stile astronave durante "I Want It That Way". Per Carter, è stato il momento più emozionante della produzione. "Siamo sollevati in aria, sospesi con quattro cavi", dice il musicista, che ha pubblicato l'album solista Love Life Tragedy mentre si preparava per Sphere e che pubblicherà il nuovo singolo "Searchlight" giovedì. "È un'esperienza sicura, ma anche un po' pericolosa e semplicemente sconcertante".
- DroneArt Show debutta in Italia
DroneArt Show arriva per la prima volta in Italia con due serate esclusive a Milano, il 25 e il 26 luglio. L’evento si terrà all’aperto presso l’Ippodromo di San Siro, e offrirà un’esperienza immersiva senza precedenti, capace di unire la bellezza eterna della musica classica all’innovazione spettacolare della tecnologia dei droni. In un contesto intimo e suggestivo, illuminato da centinaia di candele, un quartetto d’archi eseguirà dal vivo brani iconici come Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi e Il Lago dei Cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. In sincronia con le note, una flotta di droni prenderà il volo, disegnando nel cielo notturno straordinarie coreografie luminose: fiori che sbocciano, stelle che scintillano, eleganti cigni e altre immagini poetiche che daranno forma visiva alla musica in tempo reale. DroneArt Show rappresenta una nuova visione del concerto classico, pensata per coinvolgere il pubblico contemporaneo in un’esperienza multisensoriale inedita ed esclusiva. Non si tratta solo di ascoltare la musica, ma di viverla, vederla e sentirsi parte di un racconto fatto di luce, emozione e tecnologia. Il formato è pensato per essere accessibile a tutti: famiglie, coppie, appassionati di musica e chiunque desideri vivere una serata indimenticabile sotto le stelle di Milano. L’evento, realizzato da Fever – piattaforma leader globale nella scoperta di esperienze dal vivo – sarà proposto in un numero limitato di date, confermandosi come una delle proposte culturali più attese dell’estate milanese. I biglietti sono disponibili sul sito ufficiale di Fever. Concepito per unire tradizione e innovazione, DroneArt Show è destinato a sorprendere e affascinare, regalando al pubblico un nuovo modo di vivere la musica classica. Due sole serate, un evento esclusivo e irripetibile: un appuntamento imperdibile nel panorama culturale.
- Jurassic World - La Rinascita
diretto dal rampante effettista Gareth Edwards, scritto dal decano del genere David Koepp, fotografato dalla new entry Jhon Matieson, musicato da Alexandre Desplat è il capitolo più adrenalinico, inquieto, incupito, iterativo e derivativo della doppia trilogia giurassica ideata da Spielberg, qui come di consueto nelle vesti di produttore esecutivo con la sua Amblin Entertainment, che con The Kennedy/Marshall Company e Universal Pictures – anche distributrice del film – completa il trittico produttivo. Blockbuster che conchiude la trilogia del Jurassic World (ma arriveranno nuovi capitoli presto, vedrete), si mostra prevedibilmente imbevuto di sensi, etica ed estetica del regista di Cincinnati, saccheggiandone la filmografia fantasy e usandola, senza inventiva, come testo a fronte nei tre atti: ecco, allora, la lotta oceanica del pugno di scienziati e agenti speciali contro un predatore acquatico che occhieggia, via Hemingway, a Lo squalo (splendido cinquantenne pochi giorni fa) per poi passare all’assalto ai dinosauri nella giungla tropicale e nelle sue cave che rilegge Indiana Jones, senza dimenticare la cruenza portentosa e la famiglia in fuga dalla Guerra dei Mondi (non sfuggirà che Koepp firmò lo script anche di questo film) che emerge nell’acerrima lotta tra umani e rettili “umanoidi” e tripedi. © Universal Studios. All Rights Reserved. Scarlett Johansson is skilled covert operations expert Zora Bennett in JURASSIC WORLD REBIRTH, directed by Gareth Edwards. Tra vecchie e nuove specie di dinosauri, tra sprazzi di body horror e action figure, tra cinema e marketing, tra autodeterminazione al femminile e tutela delle minoranze, tra pietismo familista e vena picaresca, tra titanismo ed ecologismo, tra piovra neoliberista e aneliti di giustizia sociale, Edwards catapulta nel 2027(Il dominio era finito nel 2022) ai confini della terra scienziati (il Dott. Henry Loomis incarnato con disinvoltura dall’emergente Jonathan Bailey), agenti farmaceutici senza scrupoli e forze speciali di sicurezza come Zora Bennett (Scarlett Johansson, facendo il compitino, le presta corpo e voce) e Duncan Kincaid (un Mahershala Ali roccioso senza impressionare). La missione illegale è tanto proibitiva quanto remunerativa: estrarre il DNA da tre esemplari diversi di dinosauri per creare un portentoso farmaco salvavita in un mondo che si appresta a essere flagellato di un (altro) virus letale. Universal Studios. All Rights Reserved. Jonathan Bailey as paleontologist Dr. Henry Loomis in JURASSIC WORLD REBIRTH, directed by Gareth Edwards. Film-spugna, si rifugia nel solito noto per assorbire e rigettare con immediatezza mista a sgomento l’inquietudine sociale davanti a crocevia e contraddizioni della nostra epoca (tra vent’anni diventerà accettazione): i rischi devastanti di una tecnologia di cui l’uomo ha perso etica e controllo (ma è pietra angolare di tutta la saga), l’invivibilità del Pianeta, lo strapotere delle case farmaceutiche, l’inermità della politica, il trionfo delle multinazionali, l’avidità di pochi che segna, in tragedia, il destino di molti, lo strisciante incubo pandemico, la scienza assoggettata ad interessi di parte, la famiglia come unico nucleo positivo da salvare. In un film fatto a tavolino, tutto di raccordi, auto-citazioni e fanzine, che si muove per quadri episodici, vanno segnati con la matita rossa alcuni momenti coperti gratuitamente di melassa (la famigliola che naufraga nell’Oceano messa lì per impietosire e muovere ai lucciconi), come il pendolo narrativo orchestrato da Koepp e cucito dal montatore Olssen: al momento family, segue sempre il frammento action, da traumi e batticuori si passa all’assalto dei dinosauri. E così via. Fino al prossimo capitolo.
- Ferrari Amalfi
È stata presentata ieri la nuova FerrariAmalfi, berlinetta V8 2+ a motorecentrale-anteriore che sostituisce la Ferrari Roma nella gamma del Cavallino Rampante. La nuovaFerrariAmalfi ridefinisce il concetto di sportività contemporanea, coniugando prestazioni elevate,versatilità d’uso e un’esteticaricercata. Pensata per chi desidera vivere la guida sportiva senzarinunciare a comfort e stile, laFerrari Amalfi si distingue per un equilibrio inedito tra adrenalina efruibilità quotidiana. Il design della vettura nasce da un’impostazione fluida e minimalista, con volumi scolpiti e superficipulite che esprimon omaggio remodernità e dinamismo. Il frontale è dominato da un’ampiapresa d’ariae da un cofano lungo e scolpito che ospita il motore V8 turbo da 640cv. Photo credits by Ferrari Maranello Al posteriore, lo spoiler attivo integrato contribuisce alla stabilità alle alte velocità, mentre i cerchi forgiati e le finiture in fibra di carbonio completano un’estetica sportiva e sofisticata. All’interno, l’abitacolo adotta una configurazione a doppio cockpit, con un nuovo volante dotato dipulsanti fisici eil ritorno dell’iconico tasto di accensione. Il display centrale integrato e l’ergonomia dei comandi garantiscono un’interazione intuitiva con la vettura, anche durante la guida più dinamica. L’uso esteso di fibra di carbonio e le cuciture a contrasto aggiungono un tocco di esclusività, mentre la configurazione 2+ consente di sfruttare i sedili posteriori per aumentare esponenzialmente la fruibilità della vettura aumentando nella capacità di carico, permettendo di caricare borse o altri oggetti oppurediviaggiare in compagnia dei propri bambini,anche per l’uso di tutti i giorni. Il cuore dellaFerrari Amalfi è un V8biturbo evoluto derivato dalla pluripremiata famiglia F154, capacedi erogare 640 cv grazie a nuove calibrazioni del sistema di sovralimentazione. L’apprezzatissima trasmissione a doppia frizione e otto rapporti assicura cambiate rapide e fluide. Le prestazioni sono di assoluto rilievo: 0-100 km/h in 3,3 secondi, 0-200 km/h in 9,0 secondi, con un rapporto peso/potenzadi 2,29 kg/cv, il migliore della categoria. La dinamica di guida è stata perfezionata grazie all’introduzione del sistemabrake-by-wire, del controllore ‘ABS Evo’ su tutti i fondi e in tutte le condizioni di guida e di una scatola guida ricalibrata per una risposta ancora più precisa e progressiva. L’aerodinamica attiva, con la nuova ala mobile posteriore integrata nella coda, garantisce stabilità in ogni condizione di guida e in tutte le posizioni del Manettino, contribuendo a massimizzare le prestazioni dinamiche. La Ferrari Amalfi integra le più recenti soluzioni tecnologiche della gamma Ferrari: il sistema di infotainment è completo e connesso, con Apple CarPlay® e Android Auto® di serie abbinati alla ricarica wireless per smartphone. Il nuovo volante, il quadro strumenti digitale e il display centrale orizzontaleda 10,25” offrono un’interfaccia uomo-macchina evoluta, pensata per coinvolgere sia il guidatore cheil passeggero. Tra le dotazioni di comfort disponibili su richiesta spicca,rispetto alla Ferrari Roma,l’aggiunta del sollevatore anteriore utilizzabile sino a 35 km/h, che consente di superare agevolmente ostacoli urbani sollevando la vetturafino a 40 mm. A completare l’esperienza di bordo, il sistema audio premium Burmester®disponibile su richiesta offre un ambiente sonoro immersivo, progettato per accompagnare ogni viaggio con qualità e dettaglio. La Ferrari Amalfi si rivolge a chi cerca un’auto capace di unire eleganza e prestazioni, emozione e funzionalità. Un modello che interpreta in chiave moderna lo spiritosportivo Ferrari, offrendo un’esperienza di guida senza compromessi, in ogni contesto. Il motore della FerrariAmalfi rappresenta l’ultima evoluzione del V8biturbo da 3.855 cm³ della famigliaF154, una delle più premiate nella storia recente dell’automobilismo. In questa configurazione, il propulsore è stato ottimizzato per raggiungere una potenza massima di 640 cv a 7.500 giri/min, conuna potenza specifica di 166 cv/l e un limitatore portato a 7600 giri/min, così da sfruttare appienolacurva di potenza continua e crescente. L’incremento prestazionale è stato ottenuto attraverso un sistema di gestione della sovralimentazione evoluto, che consenteil controllo indipendente della velocità di rotazione dei due turbo compressori con una calibrazione dedicata e un innalzamento del regime massimo dei turbo fino a 171.000 giri/min.. Tale approccio ha migliorato la reattività dell’acceleratore e la precisione nella gestione della pressionedi sovralimentazione, anche grazie all’introduzione di sensori di pressione dedicati per ciascuna bancata. La nuova centralina motore, già adottata su modelli come 296 GTB,FerrariPurosangue e Ferrari 12 Cilindri, ha permesso di sfruttareal massimo il potenziale del propulsore. La dinamica della FerrariAmalfi rappresenta un’evoluzione significativa nel panorama delle berlinette2+a motore anteriore, grazie all’integrazione delle tecnologie più avanzate sviluppate da Ferrari negliultimi anni. Al centro di questo sistema c’è l’introduzione delbrake-by-wire, soluzione che consente dimigliorare sensibilmente l’efficienza della frenata, ridurre la corsa del pedale e incrementare la modulabilità ,anche nelle situazioni in cui interviene l’ABS. Il sistema ABS Evo, presentato sulla 296 GTB e ulteriormente sviluppato sullaFerrari Purosangue e sulla Ferrari 12 Cilindri, è stato adattato per garantire prestazioni ottimali su tutte le superfici e in tutte lemodalità del Manettino. Tale controllore sfrutta i dati forniti dal sensore 6D per stimare con grande precisione la velocità della vettura e determinare lo slittamento ottimale di ciascuna ruota, razionalizzando così la distribuzione della frenata. Il risultato è una maggiore efficacia in frenata rettilinea e in condizioni miste, dove stabilità laterale e decelerazione longitudinale vanno bilanciate. La precisione ditali stime consente anche una maggiore ripetibilità delle manovre, riducendo le variazioni dovute a tolleranze meccaniche o a condizioni ambientali, come la temperatura dell’asfalto. Tale approccio si inserisce all’interno del framework Side Slip Control (SSC) 6.1, che rappresenta il linguaggio comune tra tutti i controllori dinamici del veicolo— dalla sterzatura alla gestione della coppiaedei moti di cassa verticali— per massimizzare le prestazioni in ogni situazione. Un ulteriore passo avanti è rappresentato dal sistema distima del grip basato sull’EPS (Electric PowerSteering), evoluto rispetto alla versione introdotta sulla 296 GTB. In questa nuova iterazione, la stima del grip è più rapida (+10% nella velocità di apprendimento) e più accurata, anche su superfici a bassissimaaderenza. La logica di riconoscimento sfrutta la dinamica della scatola guida elettrica e l’angolo di assetto stimato dall’SSC6.1 per valutare il livello di aderenza tra pneumatico e asfalto anche incondizioni di guida non al limite, migliorando la prontezza e l’efficacia dei controllori. A supporto della dinamica veicolo, la Ferrari Amalfi impiega anche uno spoiler posteriore mobile, la cuiattivazione è gestita in funzione delle accelerazioni longitudinali e laterali. In condizioni di guida dinamica— come frenate intense o curve ad alta velocità— lo spoiler si posiziona automaticamente in configurazione High Downforce, generando carico aerodinamico aggiuntivo al posteriore econtribuendo alla stabilità complessiva della vettura.Per quanto riguarda la sicurezza e l’assistenza alla guida, la Ferrari Amalfi è equipaggiata con unpacchetto completo di sistemi ADAS di ultima generazione. Tra le funzionalità disponibili figurano , Adaptive Cruise Control, frenata automatica d’emergenza, Blind Spot Detection, Lane Departure Warning, Lane Keeping Assist, abbaglianti automatici, riconoscimento e assistenza alla segnaleticastradale,rilevamento stanchezza e distrazione del conducente oltre alle opzionali Surround View, RearCross Traffic Alert. Tutti i sistemi sono configurabili tramite i menu del quadro strumenti e si integrano perfettamente con l’architettura elettronica della vettura, che include radar anteriori e posteriori, telecamere e centraline dedicate. L’insieme di queste tecnologie consente allaFerrari Amalfidi offrire un’esperienza di guida precisa, reattiva e coinvolgente, in cui ogni sistema lavora in sinergia per garantire il massimo controllo epiacere al volante, indipendentemente dalle condizioni del fondo stradale o dallo stile di guida del pilota. La scelta degli pneumatici per la FerrariAmalfi è stata guidata da un equilibrio attento tra estetica, prestazioni e comfort. I cerchi da 20” sono stati selezionati per mantenere proporzioni armoniose ecoerenti con il linguaggio stilistico della vettura, senza compromettere la qualità di guida. Per garantireil massimo comfort, è stato mantenuto lo stesso spessore assoluto della spalla degli pneumatici giàadottato sulla Ferrari Roma, assicurando così una risposta progressiva e una buona capacità diassorbimento delle asperità stradali. Le dimensioni degli pneumatici sono 245/35 R20 all’anteriore e 285/35 R20 al posteriore, configurazione che bilancia agilità e trazione contribuendo alla dinamica precisa e reattiva della vettura.LaFerrari Amalfiè equipaggiata di serie con pneumaticico-sviluppati insieme a due partner tecnici:Bridgestone Potenza Sport e Pirelli P ZERO.
- Riva1920 è un'azienda fatta di tradizioni
Tutto nasce nel 1920 a Cantù, nel cuore della Brianza, in una piccola bottega artigiana a conduzione familiare fondata da Nino Romano e specializzata nella produzione di arredi in legno massello dallo stile classico. A metà degli anni ’40, fa il suo ingresso nel laboratorio Mario Riva, che prosegue l’attività del suocero. Maurizio segue le orme del padre e del nonno e verso la fine degli anni ‘70 iniziano a lavorare come falegname nella bottega sotto casa dedicandosi all’arredamento su misura. È un'azienda di produzione basata su tradizioni, cultura, creatività e innovazione, dove le abilità artigianali e i valori si uniscono al progresso e alla tecnologia all'avanguardia, dove il design, siglato dai più importanti nomi di fama internazionale, migliora le idee e dove l'attenzione al rispetto dell'ambiente è una sfida quotidiana. L'amore per la natura e la ricerca di uno standard di vita di alta qualità batte il tempo dell'azienda in cui l'artigianalità si unisce alla tecnologia, dove il design migliora le idee e dove l'attenzione e la cura per ogni dettaglio danno vita a qualcosa di speciale, unico, senza tempo. I prodotti che compongono la collezione Riva1920 sono realizzati con vero legno massiccio di riforestazione, usando differenti tipologie di legni quali Acero , Ciliegio, Rovere e Noce. Caratteristica legno di riuso, come ad esempio il millenario Kauri della Nuova Zelanda (giganti vegetali, alti fino a 70 metri e 9 metri di diametro di lunghezza, abbattuti da enormi disastri naturali che ci furono più di 50.000 anni fa che li tennero sepolti sotto metri di fango fino ai giorni nostri), Briccole di Venezia (protagonisti indiscussi di Venezia, che guidano le barche e segnano la bassa marea della Laguna e vengono periodicamente sostituiti a causa dell'usura, resi pezzi unici dall'operosità delle teredini, i piccoli molluschi che scavano gallerie nel legno creando modelli straordinari) e Cedro profumato dal Libano (tronchi maestosi abbattuti a causa di fenomeni naturali o eventi programmati, modellati da macchinari tecnologici). I suoi requisiti essenziali, garanzia di un prodotto naturale e genuino, non sono solo l'alta qualità delle materie prime utilizzate, ma anche l'uso di colle non pericolose per l'uomo e l'ambiente e finitura a base di oli e cere naturali di origine vegetale. Produrre mobili che sfidino il tempo e rispettino pienamente l'ambiente è il pensiero che da quasi 100 annista alla base di Riva1920, una vera eccellenza del "Made in Italy". Inizia un processo artigianale di valorizzazione del legno naturale attraverso l’impiego di cere ed olii completamente naturali, tratto distintivo di Riva1920. Nel 1992, Riva1920 presenta per la prima volta la sua collezione di arredi al Salone Internazionale del Mobile di Milano. Nel 2005 viene inaugurata la seconda unità produttiva e nel 2010 terminano i lavori di costruzione del Riva Center, edificio nato da un’idea progettuale dello studio Renzo Piano Building Workshop. Lo spazio ospita al piano terra uno Showroom di circa 1200 mq. ed al primo piano un Museo del Legno.Nel 2013 viene aperta una terza unità produttiva specializzata nella lavorazione dei tronchi di cedro. Nel 2017 viene inaugurato il secondo piano del Riva Center che accoglie il tavolo Pangea, simbolo di Expo 2015 a firma di Michele de Lucchi, e una xiloteca con legni provenienti da tutto il mondo. Ogni prodotto è il frutto di tecniche di lavorazione della tradizione ebanista. Mani sapienti che tramandano, di generazione in generazione, i segreti di un’arte antica, affiancandoli con le tecnologie più moderne. Un’artigianalità che supera le dinamiche di progettazione standard, garantendo flessibilità e personalizzazione per ogni progetto anche negli ambiti del contract e dell’hospitality attraverso soluzioni su misura. Ogni elemento èsottoposto a dettagliate verifiche di conformità qualitativa e funzionale alle quali si aggiunge l’impiego di collanti vinilici e finiture ad olio e cera vegetale, garanzia di un prodotto autentico e completamente naturale. Il legno massello è l’ingrediente madre e vengono utilizzate essenze provenienti esclusivamente da tagli controllati e programmati. Questo significa che ogni volta che viene tagliato un albero per la produzione di mobili Riva1920 ne vengono ripiantati degli altri, così il cerchio della vita non s’interrompe e alla natura viene restituito quel che ha donato.
- MIMO 2025 , L’EDIZIONE PIÙ DINAMICA DI SEMPRE
Si chiude oggi, tra applausi e motori rombanti, la quarta edizione del MIMO Milano Monza Motor Show, la più dinamica e spettacolare di sempre. Tre giorni che hanno trasformato l’Autodromo Nazionale Monza in un palcoscenico a cielo aperto dove supercar, hypercar, prototipi elettrici e il pubblico delle grandi occasioni sono stati i veri protagonisti. Photo credits by Damiano Colle Dal mattino al tramonto, ogni metro del circuito ha vibrato di passione, con paddock e box gremiti, tribune colme di spettatori e un flusso continuo di emozioni. Le attività in pista non si sono mai fermate: parate, test drive, drifting e sessioni di guida autonoma hanno scandito un weekend da sogno per ogni appassionato di motori. All’infopoint MIMO si sono dati appuntamento visitatori e appassionati che hanno potuto iscriversi alle attività dinamiche godendo della mostra Donne e Motori? Gioie e Basta ideata da Elisabetta Cozzi e che vede una collection di foto di esponenti donne che contribuiscono a rendere grande il mondo automotive. A inaugurare l’edizione 2025, il sound inconfondibile delle Pagani, protagoniste della parata di apertura con modelli da sogno come Huayra R Evo Roadster, Huayra R, Codalunga e Utopia Coupé. E poi via, in una lunga sequenza di eccellenze: Ferrari, McLaren, Dallara, Lamborghini, Porsche, Aston Martin e Maserati, che hanno dato vita a uno spettacolo ininterrotto di potenza e stile. Non solo grandi marchi, ma anche scuderie come BRS,Blackdrome e BestLap che hanno portato la vera esperienza racing a MIMO. Infine, Alberto Scuro, Presidente Automotoclub Storico Italiano, ha presentato insieme al team dell’ASI un vero e proprio “festival nel festival”, con una straordinaria esposizione dedicata alle auto storiche che hanno fatto la storia del motorsport: monoposto leggendarie, granturismo da competizione, icone d’epoca alimentate con carburanti alternativi. Come le meravigliose Alfa Romeo di tutte le epoche che hanno colorato di rosso gli spazi dedicati a Scuderia del Portello. Anche domenica 29 giugno ha mantenuto alto il ritmo e altissimo l’entusiasmo: un pubblico numeroso ha affollato ogni angolo dell’impianto, accompagnato da un programma ricchissimo che ha incluso le spettacolari parate dei club BMW M e BMW Z, i sempre amati drift show, oltre le sessioni adrenaliniche dell’Indy Autonomous Challenge, tra i progetti più innovativi in tema di guida autonoma, e gli slot di pista dedicati alle track hypercar del programma Pagani Arte in Pista. Tecnologia e visione: lo sguardo verso il futuro della mobilitàGrande attenzione anche per le novità di prodotto, con la première italiana della Jaecoo 5, presentata allo stand Omoda&Jaecoo, tra le SUV più attese del momento. I test drive sono stati protagonisti assoluti: EMC, Foton, Tesla, Mercedes-Benz, Leapmotor, Omoda&Jaecoohanno messo a disposizione del pubblico i loro modelli per un’esperienza diretta, immersiva e concreta nel futuro della mobilità. A firmare uno dei momenti più significativi dell’edizione, la prima uscita in pista delle due Maserati a guida autonoma, GranTurismo Folgore e GranCabrio Folgore, nate dalla collaborazione tra Aidoptation, Politecnico di Milano e Indy Autonomous Challenge. Un debutto che ha segnato un passo importante verso l’automotive di domani.Un parco divertimenti per tutte le etàCuore del divertimento è stato anche Paddock 2, trasformato per la domenica in un’area pensata per le famiglie: food truck, modellini radiocomandati in scala 1:10 offerti da Too Drift, e i mezzi speciali dell’Esercito Italiano, che hanno stupito grandi e piccoli. L’energia contagiosa è stata amplificata dalla musica di RBS, Radio della Brianza, colonna sonora di un weekend memorabile. Insieme a loro, anche la Fondazione Marazzato, che ha offerto al pubblico la possibilità di viaggiare tra i paddock a bordo dei suoi mezzi storici, veri e propri gioielli d’epoca che raccontano un’altra faccia della passione per il movimento. Una vetrina dell’eccellenza automobilisticaMIMO 2025 è stato anche un grande salone all’aperto: una vetrina interattiva dove il pubblico ha potuto conoscere da vicino marchi e aziende protagoniste del panorama motoristico nazionale e internazionale. Tra i presenti: Pagani, Aston Martin, McLaren, Mercedes-Benz, Tesla, Smart, Dallara, Maserati, Ferrari, insieme a Omoda&Jaecoo, Leapmotor, EMC, Foton e realtà consolidate come RECARO Automotive, Plenitude, AK Informatica, Quattroruote, Evo, AlVolante, Auto, Donne & Motori, ASI, e le forze armate e dell’ordine.MIMO 2025 si chiude tra gli applausi di un pubblico entusiasta e l’eco dei motori che continuano a raccontare storie di passione, innovazione e bellezza. L’appuntamento è per la prossima edizione: nuove emozioni, stessa energia.
- IL NARRATORE DI EMOZIONI LIQUIDE : ROCCO D'ORAZIO
Classe 1991, nato a Bari il 26 aprile, Rocco D’Orazio è una di quelle personalità rare capaci di unire passione, studio e talento in un percorso in costante evoluzione. Una mente brillante, formata nel campo dell’economia con due lauree e due master di primo e secondo livello, ma guidata da una sensibilità fuori dal comune che lo ha portato a emergere nel mondo delle emozioni… con il linguaggio più impalpabile e potente che esista: il profumo. Il suo impegno nel mondo universitario lo ha visto protagonista sin dai primi anni di studio. Rappresentante degli studenti all’interno del CURC – Comitato Universitario Regionale di Coordinamento della Puglia – e successivamente a Roma, ha lottato per i diritti degli studenti e per garantire un sistema di orientamento più equo ed efficace. Una vocazione al servizio e alla visione, che non ha mai abbandonato, anche nel suo attuale percorso. Fin da giovanissimo, Rocco ha coltivato una profonda passione per il Made in Italy, declinata in tutte le sue espressioni più autentiche: dalla sartoria d’eccellenza all’arte della profumeria. Proprio quest’ultima è diventata nel tempo molto più di un interesse: un rifugio, uno spazio di libertà creativa e personale, un mezzo per raccontare il mondo interiore. «I profumi mi hanno salvato», confessa spesso con discrezione. Ed è proprio nel suo tempo libero, nei momenti più complessi della vita, che ha iniziato a studiare, annusare, scrivere e raccontare… trasformando le fragranze in veri e propri percorsi emozionali. Non semplici accessori, ma viaggi olfattivi capaci di evocare memorie, risvegliare consapevolezze e celebrare l’unicità di ogni persona. Oggi, Rocco D’Orazio è riconosciuto come uno dei fragrance expert più autorevoli a livello nazionale e internazionale. Un punto di riferimento per brand di prestigio che ne apprezzano la competenza, la visione e la capacità di tradurre il linguaggio del profumo in narrazione emozionale. I suoi contenuti sui social non sono semplici consigli, ma esperienze immersive, autentiche, costruite con una cura quasi artigianale. La sua divulgazione olfattiva è un’arte che si fa emozione condivisa. Se il mondo dei sentimenti avesse un odore, Rocco sarebbe in grado di farcelo percepire anche attraverso uno schermo. Numerosi i premi e i riconoscimenti ricevuti nel corso della sua carriera, ma il viaggio di Rocco è tutt’altro che finito. Anzi, è in piena ascesa. Perché l’arte del profumo, come la vita, è fatta di stratificazioni, intuizioni, memorie. E in lui, scorre nel sangue.
- F1 Il film, l’adrenalina in pole position con Brad Pitt
non si accontenta di filmare la velocità: la rincorre, le sta addosso, ne assorbe il rombo e l’adrenalina. È un film che non ha paura di muovere le gomme sull’asfalto vero, dove il cinema deve adattarsi al ritmo del motore, curva dopo curva. Diretto da Joseph Kosinski (Top Gun: Maverick), il film traccia la storia di Sonny Hayes , un ex campione (interpretato da un sempreverde Brad Pitt ) determinato a ritornare in cima dopo anni e anni di assenza dai grandi palcoscenici a cui viene affiancata una talentuosa stella emergente, il giovane Joshua Pearce ( Damson Idris ). Girato tra una gara e l’altra sui veri circuiti del campionato mondiale con il supporto diretto della Formula 1 e la produzione di Lewis Hamilton , F1 – Il film è una sfida tecnica e narrativa che mira a cambiare il modo in cui vediamo – e sentiamo – la velocità sullo schermo . Niente green screen ,niente artificialità: la realtà diventa un set vivente dove giocare in libertà con la macchina da presa, in una messa in scena capace di restituisce l’autenticità dell’evento sportivo e il caos calcolato dei box, ma anche allo stesso tempo di dare a quest’ultimi un manto di spettacolarizzazione in linea con l’odierno e frenetico panorama cinematografico. In tal senso, il montaggio si pone dinnanzi allo spettatore in tutto il suo dinamismo e la sua vitalità visiva e non, senza mai scomporsi o scomporre l’attenzione del pubblico che nella durata complessiva di due ore e mezza è costantemente stimolato da ciò a cui sta assistendo, eccezion fatta per più di qualche scivolone incontrato durante la seconda parte della pellicola. Ed è proprio quando il film si abbandona all’asfalto che dà il meglio di sé. Le sequenze di corsa non sono semplici parentesi adrenaliniche: sono il cuore pulsante della pellicola, in cui il rombo dei motori si fonde con l’immagine e il suono in una coreografia serrata e travolgente. La regia riesce a trasmettere il peso delle accelerazioni, il rischio millimetrico di ogni sorpasso, la tensione dei freni che sfiorano il punto di rottura. In alcune scene, l’effetto è così trascinante da annullare il confine tra spettatore e corsa: ci si ritrova coinvolti al punto da battere il ritmo con il piede, a seguire le curve con il busto, e – come nel caso del sottoscritto – a ballare la Macarena nella propria poltrona, completamente catturato dal crescendo visivo e sonoro orchestrato con estrema consapevolezza. È qui che F1 – Il film raggiunge il suo apice, quando smette di raccontare la Formula 1 e comincia a farla vivere. Al cuore del film un classico: lo scontro tra vecchio e nuovo. I fili del pilota veterano e quelli del giovane compagno-rivale rappresentano due mondi che faticano a dialogare, ma che nel confronto appaiono resi molto bene in tutte le loro sfumature psicologiche. Diramato tra il desiderio pragmatico di riscatto dell’uno e la candida arroganza dell’altro, il rapporto tra i due piloti muove però i suoi primi passi con fatica, complice una scrittura non ottimale ma anzi esageratamente tendente al cucire un archetipo auto-rassicurante (un punto su cui torneremo sicuramente) ma poco efficace nella resa dei conti del grande schermo. Il risultato, affiancato dalla papabile e lucida presa di consapevolezza del regista in corso d’opera, si pone così in modo ambivalente nel regalare allo spettatore un terreno narrativo soddisfacente nella sua interezza, ma solamente nella seconda parte della pellicola. Che il connubio tra musica e crossmedialità sia imprescindibile per la salute di tutti gli elementi in gioco presenti in una frase, o in questo caso in un prodotto cinematografico, è fattore ben noto a tutti, Kosinski compreso, in questa nuova avventura sia consapevole dei propri mezzi (e parlando di Apple, che mezzi) sia curioso di osare stilisticamente. Come se ci fossero dubbi a riguardo, le musiche di Hans Zimmer – e non- colpiscono lo spettatore in tutta la loro potenza, tessendo con le scene dentro il circuito un legame solido e sicuro di sè, ma forse anche eccessivo in termini di quantità. Per quasi due terzi del film infatti, a regnare l’ecosistema della pellicola oltre l’adrenalina, sembra esserci anche il timore di lasciare spazio al silenzio o al non detto (difficile evitare il confronto con “Le Mans ’66” , cugino di genere maggiormente amante del silenzio). Le scene più efficaci di F1 – Il film sono quelle in cui la macchina da presa indugia sui dettagli, dove la corsa lascia spazio agli sguardi e alla paura di fallire. Ma sono rare, quasi come se anche il regista- e con lui lo sceneggiatore Ehren Kruger, divenuto famoso con The Ring e la saga di Transformer-non fosse più in grado, nonostante gli anni di esperienza nel settore, di tenere a bada il timore di non essere capiti dalla propria audience. Parlando del marchio di fabbrica della piccola mela (essendo la dicitura “grande” già stata registrata dalla città di New York, con quest’ultima protagonista giorni fa della premiere globale di F1 – Il film), ovvero il campo fotografico, esso rappresenta una delle poche costanti della pellicola, grazie all’ impronta elegante e spavalda con cui Apple si mostra capace, ancora una volta, di dipingere un raffinato campo di battaglia dove permettere alla scrittura generale di poter giocare le proprie carte al meglio. L’assist è di quelli di pregevole qualità, in cui però all’interno dell’ azione il passaggio decisivo sembra non confluire mai veramente in un’occasione di rete bensì in un non indifferente passaggio all’indietro. E se qualcuno non avesse capito il motivo di inserire nel qui presente luogo un riferimento di matrice calcistica, così il medesimo senso di confusione rischia di essere più volte presente nel momento in cui il ventaglio di proposte offerte da parte della pellicola finisce inspiegabilmente per aumentare all’improvviso i suoi giri del motore, aggiungendo di conseguenza almeno un paio di ramificazioni narrative (per non dire di personaggi, trovandoci già sulla scia della severità) più evitabili che solide. Se da un lato, seppur più per completezza narrativa che coerenza, si può chiudere un occhio su quella che nel suddetto luogo può essere denominata “quota rossa” (termine inventato di sana pianta, da non confondere con la cugina rosa ma da intendersi invece in correlazione con l’innata spinta narrativa assunta dai cineasti nell’affiancare ai loro personaggi una diramazione in chiave romantica, piatta o efficace che sia),dall’altro fronte appare quasi inspiegabile il desiderio di inserire negli ultimi quaranta minuti di pellicola un antagonista scritto senza alcuna convinzione. Il risultato complessivo appare però più come un’opera dalla duplice faccia che come un vero e proprio peccato cinematografico. Questo perché l’impalcatura del soggetto iniziale si presenta in forma decisamente intrigante, pur senza avanzare pretese di originalità. F1 – Il film si muove infatti su un terreno noto: la parabola del riscatto. Nulla di nuovo – e il film lo sa molto bene. Ma riesce comunque a mantenere alta l’attenzione, grazie a un ritmo incalzante e a una regia che tiene il volante con mano sicura. All’interno di questa spirale narrativa, Brad Pitt si muove con audacia e compostezza, in perfetta continuità con il suo personaggio. Sonny è una fenice risorta dalle sue ceneri: non rinasce per tornare eroe, ma per tornare uomo. Dopo anni di assenza, è la maturità – e non la gloria – a spingerlo di nuovo in pista. E se in passato era caduto da campione, ora sceglie di rialzarsi da essere umano, consapevole che la vera vittoria non è più sul traguardo, ma all’interno della traiettoria. Una consapevolezza che manca invece a Joshua, giovane talento con il fiato corto tipico del suo tempo: vittima della FOMO, del giudizio altrui, piegato nel suo modus operandi di porre la spettacolarizzazione di sé prima ancora della prestazione. Il suo personaggio in tal senso, si muove sotto il peso di aspettative che non sa se ha scelto o subito. In questo rincorrere un’identità nel riflesso degli altri, emerge più di un’ombra di Whiplash: su tutti il talento come moneta instabile, che o si incassa subito o si teme di aver perso per sempre. Nel complesso, F1 – Il film è un’esperienza cinematografica avvolgente, appassionante, costruita con tecnica e ambizione. Ma è anche un film che non riesce mai veramente a scrollarsi di dosso il timore di rallentare e prendersi il tempo per scavare dentro sé stessa e indagare a fondo su ciò che intende raccontare. Forse avrebbe avuto bisogno di un sorpasso alla Dino Risi, una fuga improvvisa verso il fuori pista, una disobbedienza di tono. Invece rimane in traiettoria, fedele al circuito: spettacolare, ma trattenuto. Un Rally, più che un demolition derby.












